giovedì 27 marzo 2014

altri luoghi e altri modi

"Abbiamo cominciato a chiacchierare e poi è passato di lì Attilio Bolzoni, ha detto mi siedo solo cinque minuti e Daniela gli ha chiesto come andava la preparazione. Così ho scoperto che lui e Giuseppe D'Avanzo avevano comprato delle biciclette da professionisti, si allenavano per chilometri tutte le settimane e tra qualche giorno sarebbero partiti per una specie di giro di Sicilia autogestito. [...] Bolzoni si accendeva mentre raccontava e si è dimenticato dei cinque minuti: diceva che era diventata subito una passione irrinunciabile, facevano programmi di allenamento, percorsi che comprendevano, salite, discese, esplorazioni di paesini; diceva che due giorni dopo sarebbero andati su una montagna dove non erano ancora stati, ne parlavano da settimane. [...] Bolzoni raccontava i paesaggi, i silenzi, il sangue che senti scorrere fluido all'interno del corpo, gli zuccheri che mangi continuando a pedalare, il momento in cui ti fermi e ti butti su un prato; e anche il controllo dietetico, gli strumenti per misurare battiti ed energie consumate , l'impegno di non saltare troppi giorni per non perdere la scioltezza della gamba, le discussioni sui percorsi da fare il giorno dopo. Diceva anche con insistenza che era un bel modo per stare lontano da tutto questo - e faceva un gesto ampio con la mano, ce comprendeva molte cose, e mi sembrava che il gesto attraversasse (quindi comprendesse) anche me e Daniela e tutti gli altri seduti da Panella a bere aperitivi. Avevano trovato una passione comune, diceva, e così insieme si allontanavano da ciò che li occupava da anni, anzi li ossessionava. [...]
Loro erano completamente impegnati e immersi nel presente, e poi però sceglievano di allontanarsi, di non partecipare a quella vita alla quale su per giù partecipavano tutti. [...] Uno sguardo critico  sulla vita del Paese corrispondeva a una ricerca di alcune ore o giorni o estati diverse, rasserenanti, in dimensioni lontane dall'intrusione di quel presente contro cui scrivevano da anni e anni. E' come se Bolzoni mi avesse detto: poiché non ci piace il mondo in cui viviamo, non ci limitiamo a ripeterlo ogni giorno, ma abbiamo cercato altri luoghi e altri modi per stare tra persone e paesaggi che ci piacciono di più.
E poi, il giorno dopo ancora, l'infarto fulmineo di D'Avanzo, andando verso quella montagna che non avevano ancora raggiunto".

Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi, 2013

Il bello della bicicletta

"E' impossibile parlare del bello della bicicletta senza parlare di sé.
La bicicletta fa parte della storia di ognuno di noi. Il momento in cui impariamo ad andare in bici appartiene ai ricordi speciali dell'infanzia e dell'adolescenza. E' così che abbiamo scoperto un pò del nostro corpo, delle nostre capacità fisiche e abbiamo sperimentato la libertà legata a queste scoperte. (...) La bicicletta è (...) mitica, epica e utopica. Ci si può dedicare a lei solo stando ben attenti al presente, non fosse altro che per i rischi del traffico; eppure, anche, è al centro di racconti che richiamano in vita la storia individuale insieme ai miti condivisi dalla collettività; sono due forme di passato solidali, capaci di conferire un accento epico ai ricordi personali più modesti. Come sempre, il futuro si nutre di una consapevolezza chiara del passato.
La bicicletta diventa così simbolo di un futuro ecologico per la città di domani e di un'utopia urbana in grado di riconciliare la società con se stessa. (...) Ciclisti di tutto il mondo unitevi! (...) Il solo fatto che l'uso della bicicletta offra una dimensione concreta al sogno di un mondo utopico in cui la gioia di vivere sia finalmente prioritaria per ognuno e assicuri il rispetto di tutti ci dà una ragione per sperare: ritorno all'utopia e ritorno al reale coincidono. In bicicletta per cambiare la vita! Il ciclismo come forma di umanesimo.
"


Marc Augé, Il bello della bicicletta, Bollati Boringhieri, 2009